Nel 1918, perfezionò la sua formazione artistica presso l’Acadèmie Ranson di Parigi, dove fu inoltre allievo di Maurice Denis e di Édouard Vouillard.
In fuga dalla Russia bolscevica, secondo il destino di un’intera generazione, pittore e scenografo Eugene Berman è in fuga all’Europa sotto il giogo nazista. Ma soprattutto in fuga da se stesso, da una sensibilità difficile e ombrosa di cui la sua pittura solenne e melancolica è specchio.
Artista molto popolare ai giorni suoi, oggi quasi dimenticato, Berman sfiora diversi ambiti linguistici, dal neobarocco al neoromantico fino al surrealismo, senza finirne imbrigliato. Fu influenzato infatti dalla pittura di Giorgio De Chirico e Pablo Picasso, in particolare dai suoi periodi blu e rosa.
Tra le opere principali si ricordano Nike (1943, Washington, Hirshhorn Museum) e I vivi e I morti (1949, San Francisco, Fine Arts Museum).
Il tono malinconico e surreale che caratterizza i suoi dipinti si ritrova anche nelle scenografie teatrali realizzate per il Balletto Russo di Montecarlo e per la Metropolitan Opera di New York.
L’originalità e l’eleganza del suo stile sono testimoniate dalla scenografia concepita per la Piccola Scala, un Così fan tutte del 1956, con la direzione e la regia di Guido Cantelli ed Elisabeth Schwarzkopf nella parte di Fiordiligi, entrato nella leggenda.
Con Christian Bèrard fece parte del gruppo neoumanista riunito intorno al critico Waldemar George.