Enrico De Tomi

Venezia 1912 – Roma 1983

Nato a Venezia nel 1912, è stato da subito inoltrato nell’arte. Allievo di Virgilio Guidi, dopo la guerra, insieme ad altri artisti come Giulio Turcato, si trasferì a Roma dove fu protagonista della stagione dell’avanguardia romana tra gli anni  cinquanta e sessanta. 

Tra le prime mostre dedicate all’artista, si annoverano città come Venezia Mantova e Roma, dove espose tra il 1945 e il 1949.  Successivamente partecipò ad alcune edizioni della Quadriennale di Roma.

Nel 1954 espose alla Galleria la Tartaruga e in seguito, per circa un ventennio, vediamo le sue opere sfilare presso la galleria Russo di Roma.

Enrico De Tomi nelle sue opere, cerca l’incontro naturale, componendo una complessa miscela di molecole ingrandite,  e propone una rete di tracce ideologiche fatte di luoghi geometrizzati, esibendo strutture di ascendenza geometrica in un epidermide tormentato di smalti con grinze, con zigrinature, con spugnature malferme e stesure di colore in lotta tra l’opaco e il lucido tra riflessi-deflessi: nelle sue opere avvengono incontri tra campiture e incrostazioni.

Dietro la suo ragionamento spaziale fatto di giochi di sezioni , di tagli, di trasversali, si scoprono stesure di sfogo pittorico: la sua pittura come pathos fisiologico, di uno spazio antropologico, diventa personale illogica spaziale, che definisce la ricerca dell’astrattismo. Come eventi interiori, frutto mentale di una ricerca di pittura spazialistica, l’energia pittorica si fa sentire nella sua semplificazione elementare con la semplicità propria della sostanza naturale.

Sulla tradizione dell’astrattismo, egli crea il suo spazio, inteso come spazio mitico, impostato bidimensionalmente e con allusioni prospettiche: i suoi quadri limitano un frammento di cosmo lacerato. In alcuni paesaggi con il solo segno nitido, puro, senza intervento di chiaroscuro, rende la profondità di un atmosfera luminosa utilizzando il colore veneziano dettato dalle sue origini.

Istintivo e sempre in fermento, partecipante della vitalità della pittura italiana, con punte molto vicine, come fierezza e impeto, alla grande presenza di Giulio Turcato, l’opera diventa riflesso del suo spirito solitario. Accanto allo stesso Turcato nella cultura degli anni quaranta tra le varie correnti fiorite nella pittura romana, i due pittori veneziani si dimostrano irrequieti in quella loro attiva presenza alle più tumultuose vicende dell’arte italiana.

Enrico De Tomi può essere considerato un evento singolare dell’astrattismo.