Ennio Finzi

Venezia, 1931

Dopo una temporanea frequenza dei corsi dell’istituto d’Arte di Venezia viene attratto dall’affascinante scoperta dello sconvolgimento strutturale del cubismo, il che gli permette di trascendere il dato reale della rappresentazione.

L’incontro con Atanasio Soldati, che soggiornò a Venezia per qualche tempo. generò uno stimolo che probabilmente influenzò le opere successive con accesi cromatismi e rigorosi equilibri formali.

Nascono così le prime “invenzioni” in cui il ritmo, il colore, la luce, il timbro assumono il ruolo di elementi portanti e diverranno una costante basilare di tutta la sua ricerca.

La scoperta della musica dodecafonica io porta ad appropriarsi del principio della “dissonanza”. ll rapporto suono-colore, un colore che Finzi, più che “vedere”, ama “ascoltare” nelle sue risonanze più intime, gli permette di esprimersi secondo altre regole del tutto aleatorie in svincolata autonomia.

Dopo una breve crisi seguita all’esaurimento dell’interesse per i principi della visualità strutturata, nel 1980 Finzi si abbandona, con rinnovata energia ed entusiasmo, alla ritrovata immediatezza della pittura scandagliando nuovamente le fascinose trame del colore, che si eleva oltre le dissonanze degli anni ’50.

La pittura riconquista lo spazio dominante con un successivo alternarsi di colore e non colore, di luce ed oscurità che si contendono la superficie dell’opera, li nero viene posto come la luce dei buio, dei vuoto dei silenzio, e io conduce a sondare le risonanze più segrete dell’inesistente sull’invisibilità della pittura stessa.

Attraverso il succedersi delle esperienze Finzi insegue continuamente il sogno della pittura con una tensione sempre rivolta alla rigenerazione, alla catarsi e negli anni più recenti si riappropria delle connotazioni insite nella pittura e nel colore non più inibiti da regimi ideologicamente chiusi, bensì con un abbandono totalmente aperto e disponibile alla sfera globale dei sentimento della pittura stessa.