Piero Pizzi Cannella

Rocca di Papa, 20 novembre 1955

Negli anni ’70 frequenta a Roma il corso di pittura d’Alberto Viveri all’Accademia di Belle Arti.

Dopo un primo avvicinamento all’arte concettuale, incomincia una fase di ricerca e sperimentazione. La sua prima esposizione si tiene nel 1977 alla La Stanza, galleria romana autogestita da artisti.

Ma l’artista ritorna ben presto alla pittura e allo studio dei grandi maestri del passato come Piero della Francesca, Goya e Rembrant da cui trae ispirazione. 

Piero si trasferisce nel quartiere romano di San Lorenzo, e con Bruno Ceccobelli, Nunzio, Gianni Dessì, Giuseppe Gallo e Marco Tirelli creano il “Gruppo di San Lorenzo”. La loro prima mostra “Ateliers” è curata da Achille Bonito Oliva. 

Dalla fine degli anni ’80 l’artista incomincia ad esporre in numerose gallerie italiane ed estere: allo Studio d’Arte Cannaviello di Milano, da Paolo Gentili a Firenze, alla Galerie Triebold e nuovamente all’Attico; all’estero espone alla galleria Annina Nosei di New York, alla galleria Folker Skulima di Berlino, da Bernard Vidal e Nello di Meo a Parigi. 

La sua costante e continua ricerca portano l’artista alla creazione di cicli d’opere di temi diversi: sui vestiti, sulla Turchia, sui ferri, sui gioielli, sui fiori. 

Nel 1991 un nuovo ciclo di opere, quello sulla guerra del Golfo, è presentato da Achille Bonito Oliva al Museo Civico di Gibellina. Nello stesso anno partecipa alla collettiva del Gruppo di San Lorenzo “Roma Interna” presso il Museum Moderner Kunst Stiftung Ludwig di Vienna. 

Nel 1993 espone alla Biennale di Venezia e nel 1996 alla Quadriennale di Roma. Nel 1997 si tiene la sua prima antologica a Siena. 

Nel 2001 il Museo d’Aosta dedica una mostra alle sue opere su carta. Nel 2003 il Castello Colonna Centro Internazionale per l’Arte Contemporanea di Genazzano tiene una sua personale sul ciclo dei Polittici. 

Oggi riconosciuto in campo internazionale, Piero Pizzi Cannella è una delle figure più originali di una generazione d’artisti, che hanno dato, nel corso degli anni ’80, una nuova interpretazione dell’oggetto.